Quando si passa dall’esser coppia a genitori non mancheranno momenti di gioia alternati a quelli di stanchezza e anche possibili conflitti sulla linea educativa da tenere con i propri figli.

Ma non bisogna scoraggiarsi, partiamo dal principio: uomo e donna s’incontrano, si scelgono, trovano un equilibrio, si sposano e tutto avviene in maniera molto spontanea. Quando arriva il figlio e subentrano i ruoli genitoriali, allora gli equilibri cambiano e vanno nuovamente ritrovati e conquistati.

Durante il periodo della gravidanza un figlio non è percepito come “reale” è ancora un'”idea” di cui si parla, si fantastica, si progetta ma non è ancora concreta o almeno lo è un po’ di meno per il padre. Le cose cambiano con la sua nascita, quando il bambino non è più un’immagine sull’ecografia ma è fatto di carne e ossa, di pianti e sorrisi, di pannolini sporchi e di progressi giornalieri. 

Il rapporto di coppia, fatto di accettazione reciproca, subisce un burrascoso mutamento, che può sfociare anche in una crisi.

Perché questo accade? Di solito mancanza di comunicazione tra madre e padre. Perché da quando compaiono quelle due splendide linee azzurre sul test di gravidanza la mente della donna e quella dell’uomo prendono strade differenti, per non parlare appunto di quando il bambino è tra le loro braccia, li si scatena il caos e tra le due strade spesso ci si ritrova una montagna invalicabile. Per questo bisogna cercare di non perdere MAI una sana abitudine…Il dialogo tra i genitori!

Noi donne diventiamo mamme da subito, non appena proviamo quella sensazione di essere incinte. L’uomo no. L’uomo ha bisogno di vederlo il bambino anzi, di interagire con lui e questo accade più o meno vicino l’anno d’età. L’accudimento del piccolo, soprattutto nei primissimi anni di vita, è della madre… totalmente!

 Sia chiaro, con questo non intendo dire che un figlio rovini un rapporto di coppia, ma che lo modifichi sì e sta a noi cercare di gestire appunto questo cambiamento. 
Avviene per le abitudini che si trasformano e fanno spazio a quelle “genitoriali” che portano tanta gioia ma anche molto scompiglio. 
Il bambino che continua a piangere la notte senza far dormire nessuno può causare stress e nervosismo e se una madre, per natura, ha un livello di pazienza molto alto, un padre invece può non riuscire a sopportare tali lamenti perché non “programmato” per farlo.

Un bambino ha bisogno sia del “codice materno” in cui sentirsi protetto e coccolato sia di quello paterno, il cui ruolo avrà un’incidenza maggiore in un tempo successivo, quando gli insegnerà e lo spingerà a confrontarsi con le cose della vita, ad affrontare le fatiche e le paure. Se dovesse crescere solo con l’imprinting materno potrebbe diventare un adulto che crede che tutto gli sia dovuto e se solo con quello paterno non svilupperebbe né l’empatia né la propria creatività. 
Il problema non è la diversità dei due codici che, anzi, portano solo ricchezza e si completano a vicenda. Il problema comincia a crearsi quando il metodo educativo che viene utilizzato è differente. La madre trova il padre troppo rigido (o permissivo) mentre il padre pensa che la madre lo vizi (o che lo punisca eccessivamente). 
Il bambino con queste continue contraddizioni e incoerenze cresce confuso. Alcune discussioni avvengono davanti ai bambini, cosa che non dovrebbe accadere ma che non sempre è facile evitare. La madre, segue il bambino tutto il giorno, gli dà determinate regole che potrebbero essere capovolte con l’arrivo del padre che, senza chiedere, talvolta da la risposta opposta.

Se la madre, ad esempio, comunica al figlio che è tardi ed è ora di andare a letto e di mettere via i giochi, il padre gli chiede di giocare e queste continue contraddizioni portano il bambino a scegliere la “regola” del genitore più permissivo vanificando l’operato dell’altro e mirando anche la sua autorità. Per il bambino, a quel punto, la madre la si potrebbe tranquillamente contestare. 
Comprensibile, da una parte, il desiderio del padre di poter giocare un po’ col proprio figlio, visto che lavorando non ha molto tempo, ma i bisogni primari del bambino devono avere la precedenza su tutto. Per questo bisogna stilare prima una lista di regole che i genitori devono decidere ed approvare assieme, ma soprattutto rispettare. Perché nulla è più efficace del buon esempio.

“Questo è il nostro obbligo nei confronti del bambino: dargli un raggio di luce, e seguire il nostro cammino.” (Cit. Maria Montessori)

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