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Buongiorno,  
volevo chiedere un consiglio, mio figlio ha 5 anni e da quando ne ha 3 che periodicamente ha dei TIC. Premetto che di questo ne ha sofferto anche suo padre ma intorno ai 10/15 anni e che ora è percettibile solo quando è estremamente nervoso. Il TIC di nostro figlio è: strizzare forte gli occhi, oppure allargarli tanto, muovere la bocca oppure, con l’indice e il pollice, tirarsi la punta del labbro superiore e provocarsi lesioni. Sicuramente a casa non abbiano avuto un clima molto tranquillo per alcuni problemi ed è capitato, purtroppo, che assistesse ad alcune discussioni a volte anche accese che sicuramente avranno contribuito. Ora siamo più rilassati ma lui è prevenuto e appena ci sente anche solo parlare cominciano i TIC, anche quando guarda la televisione ed è tranquillo tende a strizzare gli occhi, succede anche quando deve parlare con qualche adulto che non conosce. Ricordo che anche i miei litigavano tanto, anzi tantissimo ma né io né i miei fratelli abbiamo avuto reazioni di questo tipo. Potrebbe essere che i TIC abbiano una predisposizione “ereditaria” avendoli avuti mio marito? Quanto tempo ci vorrà perché passino? Come aiutarlo oltre a cercare di tornare a toni tranquilli e di normalità come stiamo facendo ultimamente? Grazie.
Gentile Signora,
I tic nervosi infantili sono movimenti improvvisi, ripetibili e a scatti che il bambino non riesce a controllare e a reprimere.
Come Lei stessa afferma, è riconosciuta una predisposizione familiare e si ripresentano normalmente in situazione di stress. Alcune volte ne soffrono bambini con comportamenti contenuti e capaci di autocontrollo, bambini che si trovano in situazioni di tensione emotiva o che percepiscono nei loro confronti aspettative troppo alte. I tic qualche volta si attenuano quando il bambino trova soddisfazione nella lettura, nel disegnare o svolgendo attività motorie.
L’importante è evitare di correggerli, di sottolinearli, evidenziando un disagio che, man mano che il bambino cresce, rischia di diventare continuo.
Mi esprimo in modo molto generalizzato perché nella sua lettera Lei espone ragioni diverse che giustificherebbero il comportamento del suo bambino.
Senz’altro in alcuni momenti di tranquillità familiare sarà indispensabile parlargli con toni e termini adatti, delle ragioni che nel recente passato hanno generato tensioni, discussioni, voci alterate in casa e di come attualmente i problemi siano superati. I bambini spesso non leggono le situazioni con i nostri parametri, con le nostre categorie e tempi di reazione per cui la realtà, vista con i loro occhi, continua ad essere spiacevole e a generare ansia.
Quindi affrontare l’argomento spiacevole per dare serenità e sicurezza.
Tra l’altro proprio i bambini di cinque anni attraversano una tappa evolutiva che li rende molto sensibili ai discorsi dei genitori alla cui stima tengono tantissimo.
Poi trovargli occasione di gratificazioni tramite qualche impegno nel quale possa avere spazio una sua inclinazione, un suo desiderio e coinvolgere le sue insegnanti perché possano evitargli in modo prudente e riservato occasioni di stress nella vita scolastica e nei rapporti con i compagni.
In casa i tempi dovranno essere distesi con un buon umore a prova di qualsiasi contrarietà, seguendo anche i consigli di un pediatra consapevole e attento alla crescita del bambino.
Come spesso succede in campo educativo, occorre essere pazienti e fiduciosi e soprattutto capaci di stimolare l’autostima del figlio che si nutre dell’affetto espresso e condiviso di mamma e papà.
Un cordiale saluto.

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