I bambini vivono in una dimensione magica, dove gli oggetti, le cose e le persone assumono contenuti paradossali. Il pensiero magico è il modo di ragionare dei bambini, ed è totalmente diverso dal modo di ragionare dell’adulto. I bambini non hanno bisogno di essere tormentati da risposte esatte, ma di usare l’immaginazione, per questo difendono il loro mondo magico: parlano in assenza dell’adulto, cercano la riservatezza, fanno dei ragionamenti tra loro, e cercano di tenere l’adulto lontano da questo mondo in quanto sanno che l’adulto ragiona secondo un tipo di pensiero più realista, più aderente alla realtà.

E rispetto alla scuola tradizionale? E’ una scuola tenuta in ostaggio dal suo passato: lavagna, banchi, lezioni frontali, voti numerici, interrogazioni programmate. Sembra che nella scuola il tempo si sia fermato.

Dalle neuroscienze sappiamo che si impara dalla socialità, che i neuroni specchio esistono, ed è grazie all’interazione continua che l’alunno impara. Vogliamo una scuola laboratorio, dove s’impara facendo, dove gli alunni imparano tra di loro, concretizzando, e non attraverso l’ascolto. Le cose non s’imparano da una spiegazione. Solo nella connessione tra conversazione ed esperienza concreta si crea un apprendimento. Abbiamo bisogno di una scuola diversa.

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