“Immaginate come sarebbe meraviglioso se noi fossimo capaci di mantenere la prodigiosa abilità del bambino il quale, mentre è intento a vivere gioiosamente, saltando e giocando, è capace d’imparare una lingua con tutte le sue complicazioni grammaticali” Maria Montessori

Tutti conosciamo i vantaggi dell’apprendere una seconda lingua fin da piccoli. Basta che pensiamo ai figli di genitori che parlano due lingue diverse: sono in grado, fin da piccoli, di impararle entrambe con naturalezza e senza sforzo. Questo non deve stupirci perché, secondo studi scientifici comprovati, un bambino di età compresa fra 1 e 6 anni è in grado di imparare la lingua materna o più idiomi allo stesso tempo, senza che se ne renda conto, nella più totale spontaneità. Infatti la capacità di imparare una seconda lingua è altissima in questa fascia d’età, mentre poi declina inesorabilmente.
Per questo, già da tempo, alcuni nidi hanno deciso di introdurre nel loro progetto didattico l’insegnamento della lingua inglese.

Ma com’è possibile capire un’altra lingua e impararla in un’età in cui ancora non si sa parlare neanche la propria lingua madre? Ci risponde Stela Isacu, educatrice d’inglese in un nido Happy Child di Milano: “A quest’età i bambini hanno una grandissima capacità di apprendimento. Sono come spugne in grado di assorbire ogni stimolo e di interiorizzarlo”. A partire, per esempio, dalla fonetica. “L’approccio alla seconda lingua li sensibilizza al suono. I più piccolini, per esempio, che non sanno ancora parlare, sono molto attenti a come pronuncio le parole. Tendono infatti ad imitare tutto quello che fa l’insegnante”.

Ma non c’è il rischio di far confusione tra le due lingue? “Assolutamente no. Per i primi tempi basta aiutarli, trovando degli strumenti che facciano capire loro quando si sta cambiando lingua. Io, per esempio, indosso la maglietta “magica”, una maglietta che metto solo quando parlo in inglese”. L’apprendimento avviene attraverso momenti specifici e attività strutturate, come l’ascolto di dischi o il racconto di fiabe, ma soprattutto attraverso la condivisione di momenti della quotidianità, come l’appello, la merenda, il cambio. “Parlare nella quotidianità, associando la parola all’azione è fondamentale, come chiedere in inglese di lavarsi le mani e farlo insieme a loro. Anche la ripetizione è molto importante, per esempio leggere la stessa fiaba più volte. Questo li abitua a familiarizzare con suoni diversi dalla propria lingua”.

Al nido, insomma, la seconda lingua straniera rappresenta uno strumento di comunicazione come l’italiano: serve ad aprire la mente del bambino a una realtà nuova e stimolante e ne favorisce l’enorme desiderio di conoscenza tipico dei suoi primi anni di vita. Infatti la curiosità e l’entusiasmo per la novità sono superiori, a quest’età, alla paura di sbagliare: rispetto all’adulto il bambino manca di inibizione nei confronti delle situazioni nuove e sconosciute. Le parole inglesi entrano così nella sua quotidianità in modo naturale e divertente, come un gioco, senza alcuno sforzo di apprendimento.

Che consiglio dare ai genitori perché questo apprendimento “naturale” non vada perso col tempo? “Io suggerisco di scegliere una scuola materna bilingue. Altrimenti, se questo non è possibile, ascoltare canzoncine, guardare dvd e leggere delle storie in inglese può essere un buon modo per non perdere familiarità con la lingua”.
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